Il Codice Etico è l’altra faccia del Bilancio Sociale. Infatti dalla missione aziendale si possono diramare due attività concomitanti, una più generale rivolta al controllo delle politiche d’impresa (il Bilancio Sociale), l’altra ai comportamenti individuali (il Codice Etico).
Può definirsi come la “Carta Costituzionale” dell’impresa, una carta dei diritti e doveri morali che definisce la responsabilità etico-sociale di ogni partecipante all’organizzazione imprenditoriale.
E’ un mezzo efficace a disposizione delle imprese per prevenire comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell’azienda, perché introduce una definizione chiara ed esplicita delle responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e spesso anche fornitori verso i diversi gruppi di stakeholder.
Esso è il principale strumento di implementazione dell’etica all’interno dell’azienda.
Il Codice Etico è divenuto uno strumento per lo stakeholder manager, un mezzo che garantisce la gestione equa ed efficace delle transazioni e delle relazioni umane, che sostiene la reputazione dell’impresa, in modo da creare fiducia verso l’esterno.
La diffusione di tali documenti, sia pure di struttura e contenuto assai diversi tra loro, si è andata ad accrescere nel corso degli anni.
In particolare negli USA la redazione dei Codici Etici ha avuto una diffusione straordinaria, tanto che circa l’85% delle principali imprese del Paese ha adottato tale strumento. L’impulso è stato dato a partire dal 1991 quando il Governo degli Stati Uniti ha emanato delle norme specifiche (Federal Sentencing Commission Guidelines for Organizations) in materia di azioni criminali da parte delle imprese. L’aver realizzato un Codice Etico consente di provare la buona fede dell’azienda, nei casi di contestazione, ottenendo sconti sulle sanzioni.
In Italia tali Codici sono ancora con una diffusione limitata. Alcuni esempi ci vengono forniti dal Codice di Comit, Coop Adriatica (grande distribuzione), ENI, FIAT e di Glaxo Welcome (farmaceutica).
La struttura del Codice Etico può variare da impresa ad impresa, ma generalmente viene sviluppato su quattro livelli:
1) I principi etici generali che raccolgono la missione imprenditoriale ed il modo più corretto di realizzarla;
2) Le norme etiche per le relazioni dell’impresa con i vari stakeholder (consumatori, fornitori, dipendenti, etc.);
3) Gli standard etici di comportamento
- Principio di legittimità morale
- Equità ed eguaglianza
- Tutela della persona
- Diligenza
- Trasparenza
- Onestà
- Riservatezza
- Imparzialita'
- Tutela ambientale
- Protezione della salute
4) Le sanzioni interne per la violazione delle norme del Codice
5) Gli strumenti di attuazione. L'attuazione dei principi contenuti nel Codice Etico e' affidata di solito ad un Comitato etico. Ad esso e' affidato il compito di diffondere la conoscenza e la comprensione del Codice in azienda, monitorare l’effettiva attivazione dei principi contenuti nel documento, ricevere segnalazioni in merito alle violazioni, intraprendere indagini e comminare sanzioni.
Dove di solito è prevista la nomina di un Comitato etico con l’incarico di diffondere la conoscenza e la comprensione del Codice in azienda, monitorare l’effettiva attivazione dei principi contenuti nel documento, ricevere segnalazioni in merito alle violazioni, intraprendere indagini e comminare sanzioni.
La metodologia realizzativa prevede:
1) Un’analisi della struttura aziendale per l’individuazione della mission e dei gruppi di stakeholder di riferimento.
2) La discussione interna per l’individuazione dei principi etici generali da perseguire, le norme etiche per la relazioni dell’impresa con i vari stakeholder, gli standard etici di comportamenti.
3) La consultazione degli stakeholder per la condivisione dei principi etici generali e particolari per ogni gruppo.
4) L’adeguamento dell’organizzazione aziendale, delle procedure, delle politiche imprenditoriali con riferimento ai principi etici del Codice. In particolare riveste una notevole importanza l’attività di formazione etica finalizzata a mettere a conoscenza tutti i soggetti dell’impresa dell’esistenza del Codice e di assimilarne i contenuti. Il dialogo e la partecipazione sono indispensabili per far condividere a tutto il personale i valori presenti in questo importante documento.
Il Codice etico di Coni Servizi individua i valori che costituiscono l’etica sociale e reca una serie di norme sostanziali e comportamentali che dovranno essere rispettate da tutti coloro che operano presso l'azienda, nell’ambito delle rispettive competenze e in relazione alla posizione ricoperta nell'organizzazione societaria. Il codice specifica i doveri di lealtà, imparzialità, diligenza previsti per i dipendenti e contribuisce a garantire che le attività di tutti i soggetti siano poste in essere nel rispetto dei valori di imparzialità, riservatezza e trasparenza riconducibili all’etica propria del pubblico servizio.
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Cari Presidenti e Delegati,
al termine del Convegno “SICUREZZA SUL LAVORO: la situazione delle attività sportive a 5 anni dall’entrata in vigore del D.Lgs.81/08”, tenutosi ieri al Centro Incontri della Regione Piemonte, ritengo sia utile preliminarmente ringraziare gli illustri relatori, Dr. Valter Brossa, Dr. Roberto Carlin, Avv. Stefano Comellini, Dr. Giacomo Porcellana, D.sa Cristina Marini, Dr. Michele Montrano, Ing. Giorgio Gaetani, Ing. Alessio Toneguzzo, Prof. Giorgio Mossetti, esperti professionisti nelle specifiche materie oggetto del Convegno, per aver posto a disposizione dell’ordinamento sportivo la loro preziosa ed approfondita competenza nei vari ambiti tematici, normativo, giuridico/legale, fiscale e sanitario; un doveroso grazie lo rivolgo anche al moderatore del Convegno, Ing. Pietro Marocco, che ha saputo presentare gli argomenti degli esperti con puntuali note introduttive nonché modulare gli interventi finali tenendo strettamente conto dei pregnanti valori a cui si rivolgeva l’iniziativa.
Abbiamo voluto porre in debito risalto che anche nell’ambito sportivo è necessario promuovere una informazione sufficiente ed adeguata in materia di sicurezza e di salute, con particolare riferimento al luogo che ospita un evento sportivo.
La formazione, se sufficiente ed adeguata, è un processo educativo attuato al fine di trasferire al nostro ordinamento, agli altri Enti ed ai soggetti individuati nel sistema dell’associazionismo sportivo deputati alla prevenzione e protezione, conoscenze e procedure utili alla acquisizione di opportune competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti ed alla identificazione, alla riduzione ed alla gestione dei rischi.
E’ stata richiamata l’attenzione su di un aspetto fondamentale: l’imprescindibile necessità che le nostre associazioni sportive, agonistiche, ricreative ed amatoriali, ricevano una informazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, con particolare riferimento ai concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione, diritti e doveri dei vari soggetti, organi di vigilanza, controllo, assistenza (trattasi di formazione generale), oltre che ai rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza (trattasi di formazione specifica).
Come ha più volte giustamente sottolineato l’Ing. Marocco durante il dibattito conclusivo, gli organizzatori del Convegno ed i nostri esperti relatori sono semplicemente entrati nel merito delle vigenti disposizioni di legge, quelle normative certamente non volute o scritte dal nostro ordinamento sportivo, ma a cui comunque deve essere rivolta la nostra doverosa considerazione affinché ogni avvenimento si svolga in assoluta sicurezza della salute e della incolumità di chi lo sport lo pratica ed a tutela di chi lo organizza.
Personalmente credo che l’obiettivo che ci siamo prefissati prima di questo Convegno sia stato raggiunto con successo, grazie anche alla fattiva collaborazione degli attenti partecipanti a cui rivolgo un giusto ringraziamento; non vi nascondo che comunque mi aspettavo una partecipazione più ampia da parte del mondo sportivo.
Gli atti del Convegno sono disponibili qui di seguito.
L’auspicio è che tali iniziative continuino a garantire servizio ed assistenza allo sport, peculiari finalità a cui il Comitato Regionale C.O.N.I. Piemonte si è sempre ispirato.
Cordialmente, Gianfranco Porqueddu.
E' attivo il servizio di consulenza impianti sportivi.
Per maggiori dettagli consultare "I nostri servizi" alla voce Impiantistica - pareri Coni.
Il Comitato Regionale del CONI, a seguito dell'autoriforma, offre la possibilità di usufruire della consulenza specializzata in termini di assistenza in fase di progettazione relativa all'impiantistica sportiva.
Tutti gli enti locali, società sportive e liberi professionisti che vogliono intervenire su impianti sportivi esistenti o realizzarne di nuovi, possono domandare chiarimenti e avere un parere preventivo, contattando il consulente del Comitato per l'Impiantistica Sportiva.
I nostri consulenti, a disposizione dell'utenza nei giorni martedì e venerdì dalle 9.00 alle 11.00 presso i locali del Comitato Regionale, sono:
Arch. Pierluigi Avataneo
Ing. Mauro Crosio
Si informa inoltre, che le richieste per le partecipazioni alle commissioni di vigilanza dovranno essere inoltrate al Comitato Regionale Coni Piemonte.